Sherlock Holmes: quando la logica lascia spazio alla fantasia (e non dovrebbe)

Arthur Conan Doyle voleva liberarsi di Sherlock Holmes, davvero: lo aveva fatto precipitare dalle cascate di Reichenbach con il suo acerrimo nemico, il professor Moriarty, quasi dieci anni prima, ne L’ultima avventura, pubblicata nel 1893. Inutile dire che il successo del personaggio di Sherlock Holmes lo aveva sottratto alla penna del suo stesso creatore, e nel 1902 Doyle fu praticamente costretto a far resuscitare il detective più famoso della Londra Vittoriana.

Non ve la prendete Mrs. Hudson, io a stento appaio in quella del cane

La trama del Mastino dei Baskerville si può riassumere con queste irriverenti parole che il detective pronuncia in L’abbominevole sposa, puntata speciale della serie Sherlock (BBC). Holmes praticamente non compare, se non alla fine: affida l’intero caso al suo amico, il dr. Watson, salvo poi seguirlo in incognito nascondendosi dentro una grotta, divertendosi a osservare e pedinare il suo esimio collega.

mastino

Il Mastino dei Baskerville, pur essendo tra i racconti più famosi, in realtà si discosta dall’impostazione logica delle altre storie, scivolando in un’atmosfera onirica. A Dartmoor, Charles Baskerville viene ritrovato morto. Un’antica leggenda oscura narra che una maledizione gravi sulla famiglia fin dai tempi del fondatore, Henry Baskerville, che, sorta di ex Ramsey (Il Trono di Spade), ha inseguito con i cani una ragazza che lo interessava, salvo finire sbranato egli stesso da un cane. Questa atmosfera tremebonda si risolve, scusate lo spoiler, in un banalissimo caso di eredità e successione, nonostante Holmes ci delizi  con le sue peculiari doti deduttive.

Chiaramente se siete in fissa con l’affascinante detective amerete questo racconto, ma d’altra parte lo adorereste anche se fosse illeggibile, ma se volete entrare per la prima volta nel mondo di Sherlock Holmes, vi consiglio vivamente di non farlo da questa porta. È troppo fantasiosa.

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