La colonizzazione di Mare è stata probabilmente tra le prima trame fantascientifiche ad essere immaginata. Il dettaglio assolutamente non trascurabile è che ci sono migliaia di modi di intenderla e raccontarla. In Cronache Marziane, Ray Bradbury più che narrare l’invasione del pianeta rosso, ci racconta la colonizzazione dell’America in chiave cosmica: Mayflower, Padri Pellegrini e Nuovo Mondo sono termini che ritroviamo più o meno ogni tre righe. Bradbury fonda la storia con la fantascienza, rifunzionalizzando le figure mitiche dell’America delle origini.
Inizialmente, lettore o lettrice, ti chiederai dove sia la genialità in questa raccolta di racconti che inizia come uno dei peggiori racconti di fantascienza da bancarella, con marziani antropomorfi e razzi d’acciaio. Non so quale racconto ti illuminerà sull’acutezza di questo testo, ma prima o poi succederà sicuramente, e se pure non riuscirai a restare colpito dalle trame, sicuramente lo sarai dallo stile evocativo, e dal lessico che, parola dopo parola, ti costruirà davanti al naso scene degne di Steven Spielberg o Stanley Kubrick.
Cronache Marziane unisce 28 racconti e questi, con il loro formato breve, consentono allo scrittore di spaziare tra i più diversi temi senza che il libro risulti incoerente: l’unitarietà del testo, infatti, è delegata al contesto, più che alla trama. I racconti toccano temi come la religione, la scienza, la società, e come nella migliore fantascienza, ammantando il tutto di una vena etica e morale, sollevando riflessioni che non potrete accantonare nella vostra disordinatissima libreria come farete con il testo quando avrete girato l’ultima pagina.
Lascia un commento